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Opera (Opera, 2020).jpg

Un paio di scarpe, un ciuccio caduto, una donna dai capelli eccessivamente rossi. Le storie che scrivo, che ho scritto in tutti questi anni, per me e per gli altri partono spesso da un’immagine reale, qualcosa che vedo e mi resta negli occhi. A volte le scatto una foto perché resti più a lungo. Da lì in poi quell’immagine smette di essere quello che è, le scarpe non appartengono più alla stessa persona, il ciuccio neppure e nemmeno la donna appartiene più a se stessa. Diventano miei, ad ognuno regalo una storia. Lo so che succede anche a voi, ma io quelle storie poi ve le dico, ve le scrivo, ne ho fatto un mestiere. Certo, non tutte vengono pubblicate sui social o dagli editori, alcune restano mie e basta. Ho deciso di prenderne un po’, quelle che mi sembravano abbastanza belle, e di darvele. 

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Stamperò 10 copie per ognuna, tutte saranno accompagnate da una storia unica e irripetibile

che resterà tra me e chi l’acquisterà, come una confidenza, come una vicinanza.

Come una rivoluzione. 

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Stefano D'Andrea

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